Carissimo,
quando nel mio pensiero o come ora con
il mio scrivere, mi rivolgo a te, a te che non sei più di questa
vita, di questa terra ma vivi entrambe attraverso la mia anima e quelle
dei tuoi cari, tu sai che ho tante cose dentro che non trovano una risposta
e con l’illusione di saperti in un posto migliore, sperare che tu le abbia
chiare. Ma anche questo non so se è vero, carissimo zio, non lo
so…
È la speranza, credo, di ognuno
che ogni giorno è chiamato alla vita e con innumerevoli difficoltà
reali ed interiori la deve spingere in avanti quando il dietro e già
passato e privo di importanza e il davanti è l’unica strada percorribile.
Sono tanti anni che non sei più
fra noi con la tua bicicletta o motorino tutto raggiustato da te nel piazzale
della nonna, e da allora di cose ne sono successe… Anche a me, quella tua
nipote che non ti ha mai dato modo di sentire il suo affetto come te lo
farebbe far provare adesso, da qualche anno, o proprio da quel momento
di quel notturno e improvviso trillo di telefono. Quando una voce parentale,
impastata di sonno e scossa da un dolore che stava per colpire tutti, ci
ha detto che te ne eri andato. Per un lungo ed infinito tempo mi sono chiesta
perché… perché proprio in quel dannato e meraviglioso momento
in cui stavi andando in una terra lontana che avevi sempre desiderato vedere
e dove tuo figlio si sarebbe sposato… Chiesto, come se esistessero motivi
validi per morire quando non ce ne sono perché è il naturale
ciclo di questa vita… non sappiamo perché, nessuno lo hai mai spiegato
sui banchi di scuola anche se mille religioni sanno il fatto loro. Succede.
Ed è successo anche a te. A te che la vita l’hai presa di petto
ed a testa alta… mi chiedo sai da dove ti provenisse tutto quel disarmante
coraggio mentre lei continuava imperterrita a schiaffeggiarti e darti ogni
motivo per non poterne più ed arrenderti, offuscando il suo risvolto
fatto di naturali realtà meravigliose che la componevano e di cui
tu cercavi sempre di mettere in primo piano, afferrandole e succhiandole
fino all’ultima goccia, fino all’ultimo respiro.
Questo che non ha parole, che non potrebbe
contenere mai il profondo significato che possiede perché la povera
e impaurita mente umana continua a non scorgerlo per timore di disequilibri
della propria vita, io cerco ogni giorno di ricordarlo e sentirlo non attraverso
le mie povere esperienze ma con il tuo vivere che ogni giorno è
qui con me e ogni giorno mi aiuta a trovare dentro di me quel coraggio
che serve per vivere, sì, perché nessuno ci aveva mai detto
che sarebbe stato facile… Lo crediamo e abbiamo creduto noi per giustificare
le nostre sofferenze, i nostri dolori e dispiaceri attraverso quell’autocommiserarsi
che tu non avevi e sopportavi. Come me.
All’inizio ti ho scritto che tu sai che
quando, o con un pensiero, o attraverso lo scrivere ti raggiungo è
perché tante cose dentro non trovano una risposta, infiniti sentimenti
sono ingarbugliati per lo sbattere in realtà dure che possono condurmi
a difficili scelte e mi affido, impoverita, all’illusione che tu forse,
in un posto migliore, possa averle chiare... Un’illusione sì, ma
non è poi così importante crederlo quando so solo che avevo
bisogno di raggiungerti e dirti che quaggiù tu continui a vivere
in ogni tuo caro e che ognuno riesce in questo a trovare dentro di sé
quel coraggio e voglia di vivere. Proprio come me, mio carissimo zio Rienzi.
Grazie, ti voglio bene,
tua Chiara |