Ricordo quella mattina d’estate,
candidi fili dorati attraversavano il nostro letto, il canto di una cicala
rompeva quel silenzio che vagava nella stanza, mi voltai verso il tuo cuscino
e con tristezza, mi resi conto di esser rimasto solo, una lacrima scese
giù dal mio volto, la mia mano strinse quel cuscino freddo, ma con
ancora il profumo del tuo viso, triste solitudine che in silenzio mi guardavi,
non una parola, non un sussurro, ma io ti sentivo, il mio cuore si ribellava
a quel sordo suono che emanava il tuo sguardo, ma la mia mente non poteva
reagire perché stanca e afflitta dal dolore che tu mi provocavi.
La sedia, dove la sera, solitamente mettevi
i tuoi vestiti prima che venissi tra le mie braccia, per riscaldare il
mio corpo avido del tuo calore, era vuota, come il mio cuore, come quel
freddo letto in cui io non riuscirò mai più a fare quei meravigliosi
sogni, che solo la forza delle tue mani sopra il mio petto riusciva a stimolare.
Tu triste solitudine, che invadevi i miei
giorni, e li svuotavi di quell’amore grande come il cielo, che ricopriva
questo mio corpo ormai fragile, infierivi su di me come un soffio di vento
su un debole filo d’erba, che invano sperava di non essere strappato da
ciò che gli dava la vita, non avevo più la forza di vivere,
non avevo più speranza nel mio prossimo, eri forte solitudine e
triste allo stesso tempo.
Attorno a me vedevo solo muri e cemento,
la mia casa era diventata fredda, come il calore del sole che illuminava
il mio volto, ma non la mia mente, ormai persa in quel labirinto buio in
cui tu mi rinchiudesti, unica donna della mia vita, unica rosa del mio
giardino.
Le strade mi sembrano lunghi sentieri in
rovina, le persone grandi alberi su cui appoggiarmi, il mare tutte le mie
lacrime versate, le colline luoghi troppo lontani su cui arrivare, credevo
che la mia vita fosse giunta alla sua meta.
In ogni luogo, dove la fragranza del nostro
amore era presente, tu mi stavi accanto solitudine, ovunque guardavo vedevo
ancora il suo sorriso, ma tu mi spiavi, osservavi e in silenzio t’illudevi
di uccidermi, ma ti sbagliavi.
Solo il tempo è mio unico amico,
è con me in ogni luogo, ti tiene compagnia mia triste solitudine,
chissà, chi mi lascerà per primo di voi due.
Il tempo rafforzerà la mia speranza,
che spero possa rinascere come il seme di un frutto già maturo,
in una nuova vita, senza odio, senza rimpianti e ne rimorsi, ma soprattutto
senza di te mia Triste Solitudine, che nata dal gesto di una donna amata,
cercasti col tuo silenzio, di rovinare la mia esistenza. Sono sicuro che
riuscirò ancora a sorridere, a guardare il cielo e rivedere le immense
sfumature che sembrano graffiarlo, a sentire l’ebbrezza del mare sulla
mia pelle, il fresco alito del vento, credo che rivedrò il mondo
attorno a me rivivere, non più cose morte, non più cose fredde,
ma solo vita, calore, ciò che tu solitudine speravi che io non rivedessi.
Riuscirà la mia mente a trovare
quel barlume di luce, che m’ indicherà l’uscita da questo mio oblio,
da questo labirinto costruito con l’inganno, da quella donna priva di sentimenti,
ma piena di quella tristezza che tanto voleva donarmi.
Con queste mie parole, ti lascio o triste
solitudine, lascio il vuoto in cui tu volevi che io cadessi, lascio il
male con cui tu volevi che io vivessi, di te nulla voglio più ricordare,
solo di una cosa non posso dimenticare, tutto l’amore che ho provato per
quella donna che ho tanto amato. |