Abu & Amio

Luca Zannier


 
C'era una volta un gatto di nome Abu, era magro, dal pelo lungo, arruffato e striato di tutti i colori. Aveva due grandi occhi color cioccolata, dolci come il suo cuore. Viveva in una cittadina decadente di nome Geo, in un sobborgo molto povero insieme alla sua famiglia. Erano in tanti ed il pane non bastava per tutti. Un giorno il padre, che ogni tanto faceva lavoretti, per coprire almeno la fame dei suoi figli, si ammalò e morì.
Abu ne fu molto addolorato, non sapeva più come fare, la madre si disperava, come del resto il cuore e lo stomaco di tutti loro. "Come posso fare? Non voglio morire o veder morire mia madre o i miei fratellini? Qui ci sono poche possibilità per mangiare?" miagolava alla Luna. Mentre stava per ritornare a casa, avvolto nel suo dolore e nei suoi pensieri una stella colorò il cielo e finì il suo viaggio dall'altra parte. Un'idea balenò nel cuore di Abu, "Ma certo posso andare a cercar fortuna nella grande città, che sciocco, questo è un sobborgo povero......"; contento e deciso si raggomitolò e prese sonno.
Quando il sole apparve tingendo il cielo di rosso, Abu strizzò gli occhioni ed andò ad avvisare la madre della sua partenza. Si salutarono, la sua famiglia era molto triste e la madre miagolava in maniera roca, un segno preoccupante, si stava anche lei ammalando. Abu lo sapeva e con ancora più forza partì verso la città.
Arrivò al tramonto, distrutto. Grigi edifici, tanto cemento ed una cattiva aria irrespirabile lo accolsero. Era il profumo del denaro. Trovò rifugio per dormire, tra dei cassonetti pieni. 
Era domenica. Oima, si svegliò al calduccio nella sua stanza. Era una cagnetta, cicciottella e completamente bianca, dal pelo corto e gli occhi verdi. Verdi come il denaro, pensava. Era molto ricca, i soldi le davano gioia. Molte sue attività le aveva erette nel sobborgo della città, era più conveniente anche se non le piaceva proprio mescolarsi con quella feccia. Mamma mia, ogni volta che andava ritornava a casa con un maleodorante odore di miseria. Ma perché non gli eliminiamo... le banconote le ricordarono il fatto che era una manodopera a buon prezzo.
Si alzò e andò a farsi una bella doccia abbondante di acqua e di profumi, si curò, si pettinò, fece una abbondante colazione ed uscì per andare in chiesa. Nel tragitto continuava a pensare a quelli straccioni, "odiano Dio è per questo che sono così sfortunati, invece credono in dei strani, falsi....." una spinta la fece ruzzolare a terra. Una macchina stridente le passò a pelo. Oima si alzò ansimando, tenendosi la zampa ferita. "chi era stato quel maleducato?" poco distante da lei giaceva Abu, privo di sensi. "Anche qui, la feccia, brutto mascalzone maleducato, stattene nel tuo zozzo mondo....." . Stava per colpirlo con la borsa, quando un bue passante la fermò. "Signora, scusi ma le pare il ringraziamento da attribuire a questo giovane gatto che le ha salvato la vita? Non so, se se ne è accorta ma ha attraversato senza guardare e una macchina la stava per prendere sotto..." . Il bue scomparve nella chiesa. Oima era sconvolta, quell'orrendo gatto le aveva salvato la vita? Non sapeva se esserne felice oppure no. Ma visto il fatto che ancora dei passanti osservavano la scena, riluttante prese in braccio Abu e lo portò a casa sua.
Abu si svegliò su qualcosa di morbido, di cui non ne conosceva l'esistenza, era una bellissima sensazione. Aveva però un grosso mal di testa, e complice la fame riusciva a malapena ad aprire gli occhi. Ricordava solo di essere arrivato in città, di aver dormito, di essersi alzato e mentre stava andando in giro in cerca di un lavoro, di aver visto una cagnetta molto distinta attraversare la strada, la macchina che correva e che stava per prenderla sotto e poi... più nulla. 
Aprì gli occhi a stento, una sagoma già vista le apparve davanti.... era la cagnetta. Allora era riuscita a salvarla. I suoi occhi sprizzavano felicità, pura e semplice. "Ben svegliato, signorino, allora stai bene? Puoi anche ritornare da dove...." Oima stava per terminare la frase, quando incontrò gli occhi di Abu. Erano stupendi, dolci e di colore come la cioccolata. Abu non ce la faceva più, non riusciva ad alzarsi, era stanco e i crampi allo stomaco non lo aiutavano a raccogliere energie inesistenti. 
Oima se ne accorse, il suo animo era cambiato, andò in cucina e ritornò dal suo salvatore con ogni ben di dio.
Mangiò tutto Abu, e la ringraziò subito. "che bene che vivi? Che bella casa? Che buono il vostro cibo? E quanto?", in realtà ad Oima non pareva tutto ciò così bello, e poi erano sempre le stesse cose, non c'era gusto. Rispose con un si poco convinto.
Stava cambiando Oima lo sentiva, gli occhi di Abu erano molto più belli del denaro....e adesso capiva che le aveva salvato la vita. Gli domandò con dolcezza: "Io mi chiamo Oima, e tu? E come mai sei qui in città?". 
Abu abbassò gli occhi e rispose: "Mi chiamo Abu, abito insieme ai miei fratelli e a mia madre nel sobborgo, di lavoro ce n'è poco ed è sottopagato, non abbiamo da mangiare, mio padre è morto. E mia madre sta male... e io sono senza cuore... tutto ciò che ho appena mangiato, avrei dovuto portarlo e dividerlo con loro... era tanto e molto buono."
Una tazzina di latte, dei biscotti e della marmellata, tanto e molto buono?? E lui si dispera per non averli divisi con la sua famiglia?? Aveva l'animo sensibile come la bellezza dei suoi occhi. Cosa poteva fare per lui?? Ma certo io ho tante fabbriche e industrie nel sobborgo, e sono anche una potente in questa città... ho deciso, aiuterò lui e tutti quelli come lui... li abbiamo derubati, è inutile chiudere gli occhi....bisogna rimettere la situazione apposto non è giusto... Oima alzò il viso di Abu e lo guardò fisso, deciso: "Non ti preoccupare, fratello, ci penso io!"
Alcuni anni dopo, Geo era diventata una città meravigliosa, compatta, il sobborgo non esisteva più, l'aria era molto respirabile, il cemento ed la natura erano equilibrati, come la ricchezza e la felicità.
Abu era seduto sul balcone di casa sua, viveva vicino alla madre ed agli altri fratelli, e guardava la luna. Era tutto avvolto nel buio, nella tranquillità. Qualcuno uscì dalla doccia.... era Oima. Si avvicinò ad ABU ed insieme guardarono le stelle... gli occhi color cioccolata e quelli verdi di speranza, non più di denaro, si coccolavano abbracciati da quell'aria di giustizia, di amore, di pace e di libertà. 


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Data di pubblicazione 4/3/2001
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