Tutto cominciò inaspettatamente quando
una navigatrice di Milano – dopo avere visitato il mio sito - mi inviò
un mail di complimenti. Non sapevo chi fosse, quanti anni avesse, se fosse
sposata o signorina. Nulla soltanto delle lusinghiere frasi e una poesia.
Firmato Gloria, chiocciola, yahoo punto it. Capii subito che il messaggio
non preludeva un contatto effimero ma era un pretesto per agganciare una
corrispondenza duratura. “Questa si vuole divertire” mi dissi pensando
alla mia home page che si apriva con una foto di dieci anni prima dove
c’ero rimasto piuttosto bene. Sotto seguiva un breve viatico della mia
persona; attività di poeta, gusti musicali, attori preferiti, segno
zodiacale ariete… Avevo omesso di essere sposato ed avere due figli. Due
anni fa, durante la costruzione del sito, ero stato indeciso se mettere
cosa o restare reticente. Poi, per uno strano sortilegio intimo, decisi
l’omissione: “Che importanza ha?” mi ero detto “il sito mi pubblicizza
come artista, la situazione di famiglia che c’entra?”. Nel recondito
sapevo di mentire a me stesso. C’entra, eccome se c’entra! Se uno si descrive
deve farlo in pieno non può essere reticente sulla età, il
matrimonio, la prole. Ma tant’è il velo intrigante della rete, nei
cui meandri può nasconderti o travisarti, apparire come vorresti
essere nei meandri reconditi del tuo subconscio, mi prese la mano ed io
mi lasciai condurre.
La mail di Gloria diceva: “Ciao Poeta! Mi ha
davvero fatto piacere conoscerti attraverso il sito e leggere le
tue belle poesie. Così ho pensato di scriverti. Posso darti del
tu? Bè, intanto lo uso così ti metto subito alla pari coi
miei amici coi quali sbevazzo nei pub, vado al cinema, in palestra… ma
senza sesso proprio perché loro sono amici, punto e basta.
E’ l’una della notte, come 24 anni fa quando io venni al mondo. Abito a
Milano dove sono nata e spero di viverci per sempre. Sono iscritta alla
facoltà di Lettere dell’Università Bocconi. Sì, sono
una amante della letteratura un po’ atipica: Joyce mi annoia, Busi mi schifa…
l’autore che amo? Italo Calvino. Perché? Perché ha un solido
legame con la realtà pure trasfigurandola poeticamente. Perché
ha dato alla cultura italiana più di quanto essa non abbia dato
a lui. Se si intruppava come Moravia o Pisolini l’avrebbero eletto bomber
one! Ma lasciamo perdere Calvino e torniamo a noi, al perché ti
ho scritto. Semplice mi è piaciuto come ti presenti, come intendi
usare internet per comunicare col prossimo. E questo, in un mondo sempre
più difficile, scompaginato, introverso, arrabbiato… dialogare in
rete con tranquillità, raccontarsi e conoscersi; allargare gli orizzonti
senza fatica fisica, un po’ come leggere un libro che parla di posti e
persone che non hai mai visto ma che lo stesso ti danno emozioni e ricchezza
interiore.” Anche lei scriveva poesie e ne allegò subito una:
“Dammela la tua mano. Abbracciami.
Fammelo almeno credere che veglierai
Questo mio titubante addormentarmi.
Se vuoi parliamo. Giochiamo anche.
E mentre la nostra pelle si confonde
Mi rendo conto che saprai riconoscere
La mia immensa capacità di amore”.
Come non restare intrigato? Le risposi per stare
al gioco e dopo quello non passò giorno senza che ci scambiassimo
un mail. Prima si descrisse, longilinea, alta, sportiva; coi capelli biondi
pettinati a carré. Poi mandò la sua foto, che ingrandii col
soft Microsot Photo Editor per apprezzarne in pieno le fattezze. Appariva
flessuosa, femminile, sorridente. Aveva due anni meno di mia figlia.
Susseguendosi le mail divennero via via sempre
più spinti traducendo in parole il nostro immaginario sensuale.
Accadde che durante il giorno la mia vita, i miei pensieri, proseguivano
come al solito mentre la sera, quando sedevo alla consolle e mi collegavo
alla rete, il mio animo si apriva a questo amore virtuale che la posta
elettronica mi stava regalando. Gloria del computer non privilegiava la
navigazione nel senso di passare da un portale all’altro, visitare le stanze,
insomma esplorare i siti, come generalmente fanno gli americani. In Italia
se ogni giorno stai collegato anche solo un paio d’ore la bolletta del
telefono diventa un macigno economico dal peso insopportabile. Allora,
come me d’altronde, preferiva intessere rapporti con giovani come lei (e,
credeva, come me) attraverso ‘outlook’ scaricando i messaggi ricevuti durante
il collegamento, per leggerli e rispondere ‘fuori linea’ e inviarli non
appena connessa nuovamente. Da quando ‘si era messa con me’ nella
rete, però, li aveva tutti tralasciati. Non gli altri, quelli veri,
gli amici con cui sbevazzava alla sera o andava in palestra. Le chiesi,
quando mi disse “con loro niente sesso”: “Come mai preferisci l’amore virtuale
con me a quello che ti possono offrire i ragazzi di ogni giorno?” “Con
uno sconosciuto il sesso mi diverte assai. Mi sento libera, disinibita,
stimolata nella l’immaginazione. La quotidianità con le sue sciocchezze,
i cattivi odori, invece mi deprime”. Aveva ragione. In breve portò
anche me su quel terreno; dire cose che nel congiungimento fisico è
difficile dire, lasciando liberamente galoppare la digitazione delle nostre
eterea incredibili prestazioni. Io, tranquillo marito e padre di famiglia,
scoprii di essere pieno di vivacità, pazzia, incoscienza, trasgressione.
Di avere tanta voglia di evasione dalla monotonia delle mie giornate.
Mi innamorai di Gloria passionalmente trasportato
da un vero e proprio adulterio ‘virtuale’. Non riesco a capire ancora
oggi perché accadde. Se fu una proiezione di me stesso, la volontà
di sublimare in rete l’evolversi abitudinario con mia moglie. Parafrasando
Dante ‘galeotto fu internet’. Fatto sta che, al di la di ogni teoria, con
Gloria ci si cercava, ci si pensava, ci si desiderava realmente.
Facevamo anche all’amore senza uscire di casa nel silenzio e nella segretezza
del mio studio. Intimità piena e consapevole anche senza onanismo.
Poi, chiuso il collegamento, terminata ‘la sessione di lavoro’ al computer,
rientravo nella normalità senza alcun mutamento alla mia condizione
di fedele e irreprensibile marito. Non mi sentivo affatto di tradire mia
moglie che continuavo ad amare come avevo sempre amato. Il senso di colpa
talvolta aleggiava in me coricandomi dopo la seduta al computer. La osservavo,
serenamente dormiente, ed un po’ mi rimordeva la coscienza. Allora mi assolvevo
acquietando la vocina impertinente: “C’è una bella differenza tra
una relazione reale e una virtuale. Se la prima è riprovevole, la
seconda è solo un gioco. Una nicchia segreta della mia intimità,
come ella avrà nei suoi sogni e fantasie”. “Eh, no caro” insisteva
insolente la vocina: “Moralmente è la stessa cosa. Cristo nel ‘Discorso
della montagna assimilava i fatti alle intenzioni.” “Rispecchiava
la cultura sociale di duemila anni fa” mi rispondevo “io ho un concetto
dell’etica pragmatico non fideistico. Gli uomini maschilisti al massimo
del suo tempo gravavano l’adulterio soltanto sulla donna, punita addirittura
con la lapidazione. Mai sentito lapidare un fedifrago!” “Non desiderare
la donna d’altri” “Vale per i credenti, se ci riescono. Se per loro
il desiderio è già adulterio, per me proprio no!”.
Il monologo con me stesso mi metteva in pace
la coscienza creando due sfere della mia vita incomunicabili l’una con
l’altra, che potevano convivere dentro la mia formazione laica radicata
nell’enciclopedismo che attiene nella ragione a conquistare le personali
verità, non il ‘peccato’ dettato esterno autorevole quanto si voglia.
E concludevo egoisticamente accattivante: “La relazione con Gloria non
fa male a nessuno, e a me dona un immenso piacere. Perché dovrei
rinunciarci?” Così andavo avanti spingendomi sempre oltre.
Da un mail all’altro la passione diveniva sempre più focosa. Digitandoci
a vicenda amoreggiavamo, bisticciavamo, rifacevamo la pace. Ci manifestavamo
una ludica divertente gelosia.
La rete era fu un fatto per me del tutto culturale.
Amando scrivere poesie (‘poeta’ è sostantivo alto, indica la professione,
ma una professione è tale se da reddito e nel mio caso se volevo
farmi leggere nella tradizione cartacea dovevo pagare di mia tasca). Internet,
il fatto nuovo del momento, venne a soccorrermi e togliermi da quella frustrazione.
Lo stimolo principale era stato il narcisismo represso di autore poeta
ignorato ingiustamente dalla ufficialità come pensano di se tutti
gli scrittori di insuccesso. Così decidendo di mettere il modem
al computer per collegarmi ad internet mai avrei pensato alla eventualità
di incappare in una ‘Gloria’. Scoprendo la rete avevo trovato uno strumento
democratico per eccellenza, che mi dava voce senza chiedere troppo danaro
alla maniera dei piccoli editori di provincia che stampano libretti se
gli acquisti quasi tutte le copie. Internet bastava saperlo usare. Mi ci
applicai con grande impegno e appresi pur con fatica il suo linguaggio
(la più grande mia difficoltà comprendere la differenza tra
‘hard’ e ‘soft’: come i primi indiani che credevano i cavalieri spagnoli
una unica persona anche io non distinguevo il cavallo dal cavaliere). Inizialmente
non misi in conto assolutamente il sesso. D’altronde nel matrimonio mi
sentivo appagato.
A sessanta anni suonati non avevo di certo ‘raggiunta
la pace dei sensi’ secondo l’eufemistico luogo comune per definire l’impotenza.
La mia quiete erotica correva felicemente essendo oramai caduto in quella
età che la pigrizia soverchia i pruriti e rifiuta ogni tentazione
di relazioni adulterine. Quel terreno mediatico, invece, mi offriva un
grande incredibile amore senza muovere altro che le dita sulla tastiera
e lavorare con la fantasia. Cosa volevo di più?
Con l’ingresso di Gloria nella mia vita e tali
presupposti avevo raggiunto le stelle. Ritrovata in quella finzione la
giovinezza, l’intatto entusiasmo di vivere in me già un poco spento.
La sconosciuta universitaria ventiquattrenne attizzò il mio eros
che proruppe dalla cenere come la fiamma di un falò che pareva spento
su cui soffia impetuoso novello vento. Ma poi, con Gloria, non mi legò
soltanto quell’intrigante sviluppo. Mi piacevano i suoi commenti letterari,
le sue poesie, l’importanza che dava alle mie. Leggerne una a moglie era
impresa difficile e avvilente. O si defilava “ora ho da fare” o ascoltava
con sufficienza se non insofferenza. Tra me e lei il dialogo letterario
non aveva consonanza e corresponsione. Con Gloria, partendo dal livello
culturale, finivamo sempre in situazioni e termini boccacceschi. Mi ero
fatta una incredibile amante ancorché virtuale che soddisfaceva
in pieno sia il fisico che lo spirito. Gloria era trenta anni più
giovane di me. Una pura astrazione sulle ali della rete se lega degli sconosciuti.
Difatti mi ci ero immerso come nella bambagia ed ella non sospettò
mai che potevo essere suo padre se non suo nonno. Invece la sua età
scatenava in me fantasie erotiche mai avute neppure da ragazzo. Attraverso
l’e-mail un giorno andavamo a Las Vegas pernottando al ‘Caesar Hotel’ cenando
in camera con caviale e Cordon rouge prima di sprofondarci in sublimi amorazzate.
Con un altro approdavamo nell’atollo Tietaroa, assente Marlon Brando, e
bivaccavamo nel tucul che aveva lasciato ancor caldo e pieno di vettovaglie.
Sullo sfondo di Rio o Bayres –foto e musica dai siti specifici- si gozzovigliava
nella villa più ricca, sprofondandoci nelle malie del Kamasutra.
La nostra scatenata fantasia ci permetteva ogni opportunità che
la realtà non avrebbe mai elargito.
La nostra relazione era cominciata in autunno.
Continuò a questa maniera fino all’inizio dell’estate. In giugno
Gloria iniziò a dare segni di irrequietezza: “Ora basta. Ti desidero
fisicamente”. Era divenuta insofferente alla virtualità del nostro
rapporto. Mi scrisse ancora: “Insomma, come fai tu a continuare questo
sfrugugliamento del desiderio senza concluderlo veramente? Io ho voglia
di scoparti. Tu no?” Io? Certo che si. L’idea da tempo mi tormentava e
lusingava. Ma ogni volta la riponevo teneramente nel cantuccio dei sogni
impossibili. Nel bilancio mettevo l’inganno dell’età (superabile),
ma soprattutto i costi e le noie della realizzazione. Quando Ella mi propose
prenderci una vacanza insieme nel bungalow sul mare di Corniglia, nelle
Cinque Terre, ove era già stata; arrivai alla resa dei conti con
me stesso. Tradurre il passaggio dal virtuale al reale scatenò nel
mio animo altri ragionamenti che quelli assolutori iniziali. Non solo.
Vaghe paure di turbare la quiete della mia vita (nonostante tutto un valore
checchè si dica), ed egoismi pratici si presentavano ora ai miei
ragionamenti. Con mia moglie nessun problema morale nel senso religioso,
ma di correttezza e lealtà laica questo sì, tanto che, alla
fine, decisi di rinunciare. Mi produssi in una amara confessione: “Non
sono chi sinora hai creduto fossi… Ti ho mentito sulla età, ho sottaciuto
la mia condizione di coniugato... mi sento spregevole, mortificato, davanti
hai tuoi occhi. Non volermene: Ci siamo divertiti, contentiamoci di questo.”
“E no caro! Non puoi cavartela così. Dopo tutti questi mesi di corrispondenza
ininterrotta voglio conoscerti, sentire queste cose dalla tua viva voce
guardandoti negli occhi”.
Avevo deciso di chiudere il gioco. Provai un
altro tasto: “Sono anche brutto; la fotografia sul web è una riuscito
ma neppure fedele al giovane che ero”. Non credé per nulla
le mie parole: “Amore mio! Ti amo comunque. Ti amo per quanto mi hai fatto
sognare nei nostri quotidiani collegamenti. Ti amo così come sei,
ed io non so. Per questo voglio vederti, stare con te, conoscerti, averti
anche…”. Non potevo ciurlare oltre nel manico. Dovevo rompere l’ambiguità
passata. Per me la storia era definitivamente finita. Tra chiudere la vicenda
senza farmi più vivo (la tattica del ‘chi-s’è- visto-s’è-visto’
senza dare spiegazioni) o recidere assumendo la responsabilità;
presi la seconda decisione. Non volevo apparirle anche vigliacco.
Digitai l’ultimo mail: “Gloria, questo è
l’addio definitivo. Rinuncio alla vacanza con te e pongo fine alla nostra
belle novella che oramai non regge più. Il re è nudo e fa
la figura del pirla. Abbiamo cominciato un gioco dove io baravo di continuo
ponendomi al tuo livello, identificandomi nella tua liberta', giovinezza
e spregiudicatezza che non mi competevano. L'intrigante fingere di avere
24 anni anche io era troppo divertente, gratificante in se, per non restare
preso nella sua trappola. Tu raccontavi te stessa piena di entusiasmo facendomi
tuo amante completo anche se la mia eta' era più quella del padre
o del nonno. Godevamo di noi, mail dopo mail, inventando meravigliose avventure
di volta in volta. Al fine di concretizzare la loro evanescenza, il senso
della sottrazione ogni qual volta spegni il computer, chiedi una svolta
al nostro gioco. Vuoi tramutare il nostro magnifico sesso 'virtuale' in
concreto. Ma il sogno è una cosa, la vita è un’altra. Ti
deludo, non sarò pari alle tue attese ma io ci rinuncio. Non affronterò
una realtà impari alla immaginazione. Rinunciando alla manna
che raramente cade dal cielo di un sessantenne, a me farà sentire
imbecille; a te credere ch’io sia pavido. Potrei rifugiarmi in tante giustificazioni
per togliere quella credenza. Invece lo ammetto: sono pusillanime alla
maniera del bambino che rinuncia alla marmellata mancando la certezza della
impunità. Essere scoperto a tradire mia moglie ‘veramente’ non lo
sopporterei. Incrinerebbe una fiducia che dura da trenta anni, che ha dato
grande serenità al nostro convivere. Non posso ne lo voglio rischiare.
La vacanza in riviera con te sarebbe un regalo irripetibile in questo lento
declinare della mia esistenza. Rinunciarci è per me un enorme sacrificio:
Se lo faccio è perché mentre alla tua età si puo'
scherzare coi sentimenti; alla mia no. A ventiquattro anni si può
essere temerari fino all'incoscienza. A sessanta no. La giovanile voglia
di vivere, fretta anche, offuscano ogni ponderazione. A me non e' più
consentito. Non sono libero di affrontare ogni situazione incurante se
farà ineluttabilmente soffrire me stesso ad altri a me vicini. Col
pensiero potevo compiere atti, o dire cose, che nella realtà non
mi sento di fare o di dire.
Nella rete potevo assecondare le tue fantasie
galoppando selvaggiamente libero e lasciare a briglie sciolte la mia libido.
Mi scoprivo pieno di desiderio, di voluttà, dopo anni di sopore.
Era bello finchè è stato così. E funzionava finche'
era segreto nostro, virtuale, senza conseguenze pratiche. Catturato dalla
magia che spazza ogni differenza di età, di carattere, di mentalità,
mi sono lasciato andare. Virtualmente ti ho amato, cercato, desiderato
come un ragazzino. Ho tradito senza tradire, adultero senza adulterio.
Nella realtà non ci riesco. La follia delle Cinque Terre insieme
non me la voglio assolutamente permettere anche se la rinuncia mi
lascerà tanto amaro nel cuore”.
Gloria fu intelligente quanto me: non mi rispose
né più mi scrisse. |