Poesia.
|
Vorrei stare con te anche quando ti va male
Quando sei intrattabile e ingiusta
Oltrepassare le parole e i pensieri
E abbracciarti col cuore.
Dirti: lasciati andare, vieni.
E' che il mio amore è quello dei perdenti,
Forse troppo assoluto per essere reale; al di
là del desiderio e del piacere.
Perciò, forse, continuerò a tacere. |
|
Trieste al neon.
|
La città è andata a letto presto
stasera,
fra lenzuola di buone maniere, anche
i morti assiderati hanno spento la luce
sul comodino di cemento,
anche le donne della strada gemono di noia...
al largo
su una petroliera sequestrata,
gente lavora.
In Università, una guardia giurata segnala
"nulla da segnalare".
La città è andata a dormire presto,
tra pigrizie di cemento. |
|
Discorsi del cuore.
|
Vedi quella scala per la luna,
l'affronteremo piolo per piolo,
fino a dove il tramonto corre
per morire nella notte.
E staremo insieme ancora,
dopo l’uccisione del maiale,
alla luce del fuoco complice e
e il bicchiere languirà nella mano
e i volti saranno un po’
stupidi e felici;
Non lasceremo entrare nessun pensatore,
per giudicarci dietro le lenti, e misurarci
i divieti e il tempo o
indicarci la strada;
perché la strada ci appartiene - è
nostra - di noi che ci comprendiamo a vicenda,
anche
senza conoscere troppo la grammatica. |
|
Graffito.
|
Sono ancora qui
guardiano della fiamma che tu accendesti,
un certo giorno, su una spiaggia dipinta
di cristalli infuocati su un cielo
terso
rosso di nebbia e di ubriachezza.
Quanto dolore mi hai passato,
e quanti inutili paragoni
con altre e altre storie.
Posso staccarmi da te ora,
resta magia sulla punta delle dita,
restano negli occhi fuochi lontani. |
|
Haiku dell'uomo maturo.
|
Non sono più i giorni
quando potevi odiare come una donna
o contagiare ridendo l'aria
come gli uccelli all'alba
della loro allegria.
Non sono più i giorni;
ora soffiano nuovi venti,
che nascono dove l'uomo finisce
e parlano le prime parole
che in sé ogni cosa contengono.
Spazzando l'aperto cortile dell'anima. |
|
Canto dell'argine.
|
Ricordi quando, nel silenzio
degli argini o nel rumore della gente,
restavamo muti a guardarci, pieni
di paura delle parole che ci avrebbero diviso.
E tenerezze trattenute e sorrisi un po' forzati,
tutto per timore della tenerezza
che ci avrebbe uniti.
E tu la tua strada, ed io la mia
il telefono in un pertugio della mente e
un'agrodolce cambiale da pagare.
Prendi la mia parte: è questa piccola poesia. |
|