Strade di ferro scorrono sotto i miei piedi.
E il cielo è nero, sopra la città.
Mi trascino. Dentro un orifizio.
Che trapassa un palazzo spoglio. Ovunque
brutali pitture tribali di una tribù senza nome.
E scopo. E vita. E poi
lo vedo. Bello. Alto. Uomo.
Occhi che precipitano in altri occhi.
E anime che si mischiano. Poi
l'evento. Bizzarro e folle.
Una catena di duro metallo buca il suo petto,
imbrattata del suo sangue,
lacerando la carne debole. E
vola verso di me. Corre contro di me.
Sprofonda nel mio costato. Dove
s'arrotola attorno al mio cuore.
Come ad un ingranaggio. E
ancora, mossa da una forza innaturale,
di nuovo buca il mio torace. E ritorna nel suo.
Silenzio, per poco. Lui adesso mi parla.
Parole d'amore. E la catena,
ad ogni fiato, fa girare i nostri cuori.
Insieme legati. E gira
nel sangue e nelle viscere. E gira.
Non posso fermarla. Forse non voglio.
Quante parole d'amore cadono dalle sue labbra.
Il loro dolce suono copre il rumore metallico della catena.
Anche il dolore scompare sepolto dal canto.
Solo parole d'amore frustano l'aria.
Leggiadre. Eteree.
E mortalmente inutili.
Ma belle. |